LA NOSTRA STORIA


“Andarsene a zonzo, riconoscere i luoghi della città come
luoghi amici da scegliere e frequentarli come qualsiasi altro adolescente fa."
Queste parole riassumono il nostro progetto, un idea, semplice forse come le cose che a volte funzionano, per aiutare i ragazzi e le ragazze con il disturbo dello spettro autistico a sentirsi integrati nel tessuto cittadino.

Tale finalità viene perseguita attraverso l’identificazione di luoghi denominati “luoghi amici”, caratterizzati dalla presenza di un adesivo sulle vetrine di luoghi di pubblica fruizione quali: supermercati, bar, librerie, centri sportivi, etc. oltre l’adesivo un app creata appositamente per indicare facilmente i luoghi mappati, una pagina Facebook per scambiarsi informazioni sui “Luoghi Amici” e questo sito web.

Per aiutarci nell'affissione, il progetto è stato patrocinato dal I° Municipio e proposto come alternanza scuola- lavoro, ed è stato adottato in forma di servizio di volontariato dagli scout Agesci del Lazio.

Per arrivare ad andare in giro da solo abbiamo iniziato, sin da piccolo, un importante lavoro sulle autonomie: quello che i bambini imparano naturalmente a Pablo glielo abbiamo dovuto insegnare con determinazione e continuo impegno.

La nostra priorità è stata fin dall'inizio che non perdesse le tappe e le abilità nei tempi in cui lo facevano anche gli altri bambini. Avendo una cerchia di amiche con bambini della stessa età e abbastanza discoli per mascherare con le loro marachelle alcuni comportamenti bizzarri di Pablo, tra azzardi e vivaci confronti, protetti dal loro affetto e collaborazione abbiamo sfidato fin dall'inizio scivoli ed altalene, pony e bici e soprattutto file saltate tra le occhiatacce degli altri genitori. Vivere e confrontarsi con genitori amici ed altri bambini è stato fondamentale, anche per capire i limiti tra l’educazione e la patologia e per quanto è stato possibile abbiamo sempre adottato una educazione standard. Se poi gli altri andavano sui pattini o in bicicletta anche lui doveva essere capace di farlo, anche se bisognava insegnarglielo spesso forzandolo tra litigate e atteggiamenti oppositivi, spingendolo a non ritirarsi davanti alle difficoltà.

Superare le difficoltà senza cadere nel pietismo è stato il principio fondamentale della nostra educazione, Pablo doveva avere i mezzi per farcela.

Se voleva il gelato nonostante il suo parlato sino a sei anni fosse incomprensibile lo doveva andare a chiedere da solo, se l’esercente preoccupato non era sicuro di aver capito e cercava di comunicare con noi, noi spronavamo sia l’esercente che Pablo a capirsi tra loro, alla fine Pablo otteneva soddisfatto il suo gelato!
Oggi con i suoi soldi va a fare la spesa da solo, per arrivare fino a qui c’è stato un lungo lavoro di squadra tra noi, gli operatori e gli insegnanti.

Le autonomie si sviluppano per emozioni, essere appagati da qualcosa, poter condividere un esperienza con qualcuno.
Fin dalle elementari abbiamo aiutato Pablo a mantenere rapporti con alcuni suoi compagni con i quali ha cominciato ad andare al mare, poi a pattinare insieme, a cucinare per loro.

Arrivato alle medie tutti i ragazzi andavano e tornavano da scuola da soli abbiamo pensato che anche lui doveva farlo e quindi impararlo. Munito di cellulare perché potesse comunicare con noi con facilità abbiamo cominciato a fare dei percorsi a piedi per orientarsi e acquisire sicurezza ed indipendenza. Le prime volte lo accompagnavamo a piedi fino al giorno che lo abbiamo mandato da solo, fiduciosi che ce l’avrebbe fatta ma tesi per un passo così importante, ad un certo punto lo chiamiamo per telefono per sapere dove era, dopo un momento di silenzio Pablo risponde “Sono su un tombino!” a suo modo ci aveva dato la sua posizione!

Da lì a salire sull'autobus o a prendere il trenino Roma Lido per andare dalla nonna è stato un susseguirsi di esperienze, a volte le informazioni le chiedeva a modo suo, ma alla fine riusciva sempre a risolvere la situazione noi gli dicevamo chiedi quale è il primo treno che parte e lui andava a chiedere a chiunque “quale è il treno che va da nonna?”, un giorno mentre noi eravamo nascosti dietro i tornelli, vediamo uscire dall’ufficio degli autisti un addetto che gli va incontro, poi gli dice “a Pablo che devi andà da nonna? Il treno è quello sul binario 3”. Pablo ce l’aveva fatta grazie a tutti i nostri cittadini, che siano passanti, semplici conoscenti o amici e che come prima generazione, si rapportano quotidianamente con una diversità della quale fino a 20 anni fa (l’età di Pablo) si sapeva a malapena il nome.


Dopo il trenino è stata la volta del treno, insieme ai suoi amici Nicola (che si è diplomato scrivendo anche del suo rapporto con Pablo) e Cosimo è andato a Torino per poi fare diversi campi, 2 anche di lavoro in cucina, in un centro della comunità Valdese “Agape” dove ogni ragazzo proveniente da ogni parte di Europa in completa e responsabile libertà sviluppa per temi la propria anima e come sostiene Nicola l’anima di Pablo aleggia forte ad Agape.

E’ poi andato in settimana bianca con i suoi amici Tommy, Checco e Mario.
Infine ha preso l’aereo per andare a Zarauz in Spagna a fare surf nell’oceano sempre con Tommy e Mario. Gli chiediamo “chiamateci dopo il check in” e invece spariscono dalle comunicazioni per 3 giorni; però così fanno i ragazzi quando stanno bene. Alla fine dopo insistenti messaggi whatsapp alla domanda come sta Pablo, la risposta è stata “...benissimo, Na’ crema…”.

Lo sport fin dall'inizio è stato fondamentale, giocare a pallacanestro a scuola o andare in piscina il pomeriggio in piscina, dove da genitori ci trasformavamo in tutor sportivi entrando in acqua o in palestra insieme a lui permettendogli di essere accettato ed integrato in attività con bambini, organizzare dei tutor sportivi che lo affiancassero nei gruppi sportivi, prendendo in prestito il sistema dell’insegnante di sostegno di classe e d applicandolo allo sport, ha permesso a Pablo di fare sport di gruppo sostenuto personalmente per le regole del gioco.

E’ stato difficile trovare i centri sportivi che accogliessero questo sistema ma li abbiamo trovati ed ora vogliamo divulgare tramite la pagina Facebook Io Sono Pablo e Qui Sto Bene, le realtà esistenti, con la speranza di ricevere informazioni anche dalle altre famiglie per fare rete.
Lo scoutismo ed il teatro sono state altre 2 attività fondamentali e li vogliamo davvero ringraziare. Dallo scorso anno Pablo fa assistenza ai lupetti ed è felicissimo! Ha smesso di balbettare (lo faceva in maniera fortissima) grazie al teatro integrato che frequenta 2 volte a settimana.

E’ stato importante anche associarsi a comunità di altri genitori con ragazzi autistici. Pablo grazie ai progetti delle associazioni frequenta una fantastica scuola di calcio integrato la Romulea Autistic Football Club Asd.
Link articolo su Il Messaggero

Continuiamo a lavorare sulle autonomie ed i sentimenti, ora stiamo formando un gruppetto di ragazzi con autismo del quartiere che possano gironzolare e stare bene insieme.

Chi volesse far parte del progetto può scriverci perché potrà fare un adesivo personalizzato e divulgare la sua rete di luoghi amici da mettere in rete sulla pagina di “io sono Pablo e qui sto bene”

Per arrivare a viaggiare in aereo con dei suoi coetanei è passato per:

  • Sciare autonomamente
  • Timonare e frequentare corsi di vela dormendo fuori per una settimana
  • Frequentare corsi di Tennis
  • Percorsi in sospensione sugli alberi ad un’altezza da terra di 5/6mt
  • Girare autonomamente in bicicletta e pattini
  • Tuffarsi dal trampolino
  • Atletica e calcio
  • Fare la spesa e cucinare per se stesso e per gli altri
  • Fare teatro
  • Frequentare e partire per i campi scout
  • Frequentare e lavorare in un centro della Chiesa Valdese
  • Studiare al suo meglio con il grande supporto degli insegnanti di sostegno e gli operatori
  • E soprattutto cercare continuamente contatti umani e mantenere rapporti con i suoi amici di quando era piccolo come i compagni delle elementari in questo la scuola è stata una risorsa fondamentale

Grazie con tutto il cuore a tutti gli insegnanti, agli operatori, i maestri di tutte le sue attività e alla nonna che lo ha sempre sostenuto alla sorella amatissima, siamo arrivati, per ora sino a qua.

Mancano ancora molte autonomie più complicate ma con l’aiuto di tutti ci arriveremo perché la felicità passa anche per la libertà.

L’estate 2019 segna un passo importante.

Pablo lavora presso Asca Around, una societa’ sportiva vicino Rimini talmente avanti nell'integrazione tale da farlo lavorare come operatore.

Estate 2019
"...a che serve avere le mani se si tengono in tasca? occupatele..." questo è uno degli insegnamenti di Don Milani e questo è Pablo che lavora con i più piccoli presso il centro sportivo integrato Asca Around Savignano.
Qui Christian Brigliadori ha aperto porte e cuore. Qui i ragazzi si mettono in cerchio e si ascoltano prima di iniziare l'allenamento.Qui Pablo racconta, in una versione tutta sua :), la storia di Cappuccetto Rosso, ed eccolo ora in versione orso Baloo!

Grazie, mille volte grazie!
Questo sguardo vale un tesoro!

Infine l’invito dei suoi amici di infanzia a partire per la Spagna. Un viaggio selvaggio senza meta.
Antonella Rossi, regista, decide di seguirli e documentare questa storia mai raccontata prima.

Nasce il documentario Io sono Pablo e qui sto bene L’autismo non e’ scomodo.